Luciano Buda

Imprimendo un deciso giro di boa alla sua navigazione nelle acque della figurazione artistica, Alessandro Calligaris mette a frutto nella sua mostra personale Attraverso il tempo le esperienze e le abilità acquisite nei suoi studi, dapprima di autodidatta, poi condotti all’interno di scuole che hanno certo aggiunto capacità tecniche al suo operare, ma poco hanno influito sulla originalità del pensiero che è dietro le opere, ruotanti - si direbbe sospinte da un meccanismo a bilanciere - attorno a un unico fondamentale concetto che è quello del tempo e della sua fruizione, della centralità che esso assume nella vita e nel comportamento di ciascuno di noi.
Gli elementi iconologici attraverso i quali viene rappresentato il fluire del tempo, concetto astratto per definizione, sono fondamentalmente clessidre, meridiane e quadranti di orologio o, in estrema semplificazione e sintesi, il numero 12, conclusione di ogni giro delle lancette e quindi punto assieme d’arrivo e di partenza di ogni misurabile ciclo temporale. Tali elementi ricorrono come un leitmotiv in ciascuna delle opere esposte, con un’insistenza che testimonia della sostanziale unitarietà dell’intento programmatico che l’artista s’è dato nell’affrontare il tema, filosoficamente complesso, della relazione tra l’uomo e il tempo.
La vastità dell’argomento, unita allo spirito di ricerca che anima l’empirismo creativo dell’artista, sembra imporre alla singola opera una tensione che la fa debordare dal campo determinato, banalmente, dalla dimensione della tela, dalla sua forma piattamente rettangolare, per prolungarsi fuori di essa, quasi in uno sforzo di incontrare direttamente il fruitore, espandendosi sulla cornice che perde così la sua funzione accessoria per divenire parte integrante dell’opera, secondo procedure già viste (pensiamo ad esempio a molte opere di Mario Schifano), ma qui riprese non per un’eccentricità fine a se stessa oppure come citazione, ma piuttosto per rispondere a un’esigenza espressiva autenticamente avvertita come impellente.
In altre opere di più avanzata sperimentazione, Calligaris sembra sospingere lo spettatore a interagire direttamente con l’opera, mediante un implicito invito ad aprire la maniglia di una finestra che gli rivelerà una continuazione del concetto rappresentato sull’anta esterna, entrando direttamente all’interno della stanza e gabbando quindi la bidimensionalità del dipinto.

O ancora per costruire un oggetto (quasi un’installazione, per utilizzare un linguaggio alla moda) che non soltanto parla dell’incomunicabilità in rapporti delegati alla virtualità di una comunicazione elettronica, ma diviene essa stessa, mediante un meccanismo occulto quanto perfettamente adeguato, rotazione, come le sfere di un orologio, invitando l’astante a intervenire in prima persona per variare la velocità di rotazione, per fermarla o riavviarla, per assumere, in definitiva, un ruolo attivo nell’interscambio con l’artefice della cosa.
Ancora, nel dettaglio di un paesaggio istriano che sembra immoto nel tempo, che tuttavia anche qui è simbolicamente presente con una meridiana collocata sopra una composizione di pentole, vasi e piante, che si prolunga in una mensola esterna al piano del dipinto e ad esso intimamente connessa entro cui un vaso autenticamente tridimensionale contiene una pianta vivente, in uno sfumare del rappresentato nel reale, senza quasi soluzioni di continuità.
Già questo assillo di proporre soluzioni originali che siano funzionali alle esigenze di espressione di concetti che preesistono alla creazione dell’opera e ne sono cagione la dice lunga riguardo all’impegno con cui viene affrontata l’attività artistica, ma prima ancora di tale originalità bisogna dire degli strumenti che Calligaris si è forgiato per pervenire ai risultati espressivi che ora è in grado di esibire. In primo luogo una non comune abilità nel disegno e nell’uso del colore ad olio, che gli consente di adottare una qualità di rappresentazione della realtà assai vicina ai modelli iperrealisti. Tale accostamento tra quelle modalità e la pittura di Calligaris è del tutto limitativo per quanto il nitore della figurazione è in lui strumento e non già fine dell’agire pittorico e serve da solida base per affermare i valori simbolici e spesso surreali che l’autore felicemente mette in scena.

Quanto allora risalta dagli oggetti proposti è in intima correlazione con alcuni aspetti di una profonda relazione tra il tempo e le diverse maniere di affrontarlo, considerandone di volta in volta il carattere di spirale, suggerito dalla presenza di chiocciole, o il tempo come prigione da cui liberarsi per volare come una farfalla in aperti cieli, o ancora il tempo sfuggente, come sabbia che scorre tra le dita, o il tempo come età, oppure, in più parti rinvenibile, il nesso tra tempo e libertà. In tutti i casi, il prodotto di una profonda riflessione, che si concreta in un’opera di saldo impianto compositivo, di luminosa resa cromatica, di trasparente significato allegorico.

Walter Chiereghin

 

 



La fine di un tempo
(2015)
olio su tela
cm. 134x94

(ingrandibile)



 

 

 

 

 

Il tempo del giudizio
(2014)
olio su tela
cm. 94x134

(ingrandibile)

 

 

 


Tutto il tempo davanti
(2015)
olio su tavola
cm. 70x50

(ingrandibile)

Sogno di un tempo lontano
(2012)
olio su tela
cm. 30x30
(ingrandibile)

Prenditi il tempo
(2013)
olio su tavola
cm. 56x66

(ingrandibile)

Questi miei lavori vogliono rappresentare la condizione umana in relazione al tempo che scandisce, trasforma e modifica la nostra esistenza. Una pittura concettuale e simbolista che tende a spaziare nel surreale, che non vuole essere confinata in una cornice ma espandersi al di fuori della tela per entrare in contatto con chi la contempla. Una pittura che segue i canoni accademici ed allo stesso tempo li rompe, che cerca di ampliare il rapporto prospettico grazie alla materia, che vuole suscitare emozioni intense utilizzando il colore a seconda dell’esigenza espressiva del contesto. In ogni opera è inserito il numero 12 che, come i mesi dell’anno e le tacche sul quadrante di un orologio, simboleggia il ciclo perpetuo del tempo. Il pittore, come un bravo illusionista, deve avere la capacità di stupire gli altri e in primo luogo se stesso. La sua opera deve fungere da ponte tra la realtà quotidiana e l’essenza più profonda del proprio essere che attraverso l’arte si manifesta, in una costante trasformazione soggetta ai nostri stati d’animo, in continua evoluzione con il tempo.

Alessandro Calligaris

La spirale del tempo
(2014)
olio su tavola
cm. 56x66

(ingrandibile)


Tempo di olio su tela
(2015)
olio su tela
cm. 80x60

(ingrandibile)


Libertà: questione di tempo
(2012)
olio su tela
cm. 50x70

(ingrandibile)

Il concetto di tempo e il suo mistero hanno sempre rappresentato, fin dall'antichità, un motivo di dissertazione e di speculazione da parte di filosofi, scienziati, scrittori e poeti, ma... raffigurare tale tema sotto il profilo visivo è senz'altro operazione complessa e perigliosa.
Alessandro Calligaris, abbandonata la pittura a olio e spatola, espressa attraverso un linguaggio di gusto impressionista, e, sollecitato anche da eventi personali, si dedica da alcuni anni con grande intensità e passione all'interpretazione pittorica del tempo. Avvalendosi di un lessico dai luminosi e vivaci contrasti cromatici, compone inedite, accurate e personalissime metafore, nelle quali la rappresentazione dello scorrere di ore e minuti, cioé della nostra esistenza, è supportata da intuizioni surreali e simboliche, sottolineate da accenni iperrealisti e da notevoli spunti scenografici, spesso di lontana ispirazione barocca, che aumentano il fascino e la suggestione di queste invenzioni pittoriche inusuali e coinvolgenti.

Tempo di chiusura
(2014)
olio su tavola sagomata,
bassorilievo con applicazione
cm. 28x21

(ingrandibile)

La schiava del tempo
(2012)
olio su tela
cm. 50x40

(ingrandibile)

Sovente, nelle opere di Calligaris, il dettaglio dimostra inoltre una notevole sensibilità da artista miniaturista, come accade per esempio nell'olio su tavola intitolato "Attraverso il tempo".
Non c'è tuttavia nulla di antico nei suoi lavori, ma vi aleggia invece il sapore della sperimentazione tematico-simbolica e della libertà, racchiuse in un'ideale rappresentazione - è quasi singolare affermarlo - senza tempo, che in mostra sarà esplicata, opera per opera, dalle didascalie poetiche composte dall'artista stesso.

Da notare inoltre che i dipinti travalicano spesso il supporto della tela, coinvolgendo anche la cornice, che diventa essa stessa parte del quadro, e favorendo un effetto d'immersione del fruitore nell'allusione della terza dimensione. Speciali infine si rivelano anche i leitmotiv che connotano, come dei mantra, quasi tutti i suoi lavori sul tema: l'immagine di un orologio e delle mani, la parola tempo inserita nel titolo e il numero 12. Per tentare di decrittare un enigma attraverso una riflessione che ci coinvolge tutti

Marianna Accerboni

 

Il tempo della libertà
(2013)
olio su tela
cm. 50x70
a
(ingrandibile)

 

Pentole nel tempo
(2012)
acrilico su tela con mensola in rilievo
e applicazione di una pianta
cm. 70x50

(ingrandibile)

 

Fuga dal tempo
(2013)
olio su tavola
cm. 70x54

(ingrandibile)

 

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