Fabio Colussi

Colussi è pittore figlio della tradizione, felice continuatore di quella scuola triestina che vide nel soggetto marino un filone rappresentativo di una città dotata di bellezze morfologicamente variegate. Questi elementi caratterisrtici di mare e cielo, unitamente al nitore di una luce assoluta che, riflessa dai candidi palazzoni di stile asburgico si scaglia nell'acqua azzurra, catturano ed accendono la percezione di Colussi che vi individua un mondo intero, completo di tutto ciò che richiede un'anima pacificata con se stessa. Ecco, la pacificazione. Un elemento che si pone quale carattere dominante di tutte le sue pitture e che ci giunge, attraverso l'azione del contemplare, in misura chiara ed incontrovertibile.

Colussi vive una pittura senza drammi, scevra di angosce esistenziali. Il suo paesismo non vuol evidenziare contrasti né umani né naturalistici, se si eccettuano le piacevolissime variazioni luministiche ed atmosferiche. Non vi sono tempeste impreviste o accidenti meteorologici. Le magnifiche cartoline che dipingono i moli, i palazzi quieti, gli orizzonti riscaldati da soli al crepuscolo, regalano all'animo quei momenti di una pace ritagliata nel frastuono moderno, una sorta di meritata ricreazione dove la mente riposa distante dalla civiltà ingrata e confusa. Sono vibrazioni lente, costanti, che muovono in chi guarda quel senso nostalgico che vive nel silenzio del tempo, quando tutto tace e ogni controverso, problematico pensiero diviene un trascurabile relativo.

Se la civiltà (o meglio, l'inciviltà) moderna è il male, questa pittura quieta è una delle possibili cure per quanto sa donare in termini mediativi nel distacco da tutto quanto appare innaturale ed esageratamente frenetico in rapporto ai naturali ritmi biologici dell'uomo. Il pittore dunque non avverte la necessità di nuovi scenari e di mari alternativi a quello cui appartiene per educazione sentimentale. Tutto si concentra qui, negli scorci che aprono specchi e spicchi di mare spesso liscio e comunque con onde rarefatte, quasi lesinate con una certa preziosità esecutiva.

Talvolta, assai timidamente per la verità, fanno capolino sulla scena riguardosi vaporetti, timorosi battelli ed umili barche di vecchi pescatori che rigano le tele e paiono scusarsi per l'improvvisa e non richiesta intrusione in una scena precostituita già di per sé dalla mano del padreterno e dei suoi elementi narturali.

La luce marina - che, così tersa nei giorni di Bora solo Trieste conosce - crea una malìa suggestiva e nostalgica. Quella luce che dà senso, forza e vigore alle forme della vita, alla realtà terrena, quella luce che illumina i colori del miracolo crepuscolare, è una conquista del Colussi osservatore sempre stupito che si pone davanti a vecchi scenari con sguardo entusiasticamente sempre nuovo. Nel progetto compositivo essa costituisce forse il punto centrale per la sua indefinibile ricchezza di tonalità e variazioni.

La lezione impressionistica ottocentesca e le conseguenti esperienze romantiche anche in campo letterario, ci hanno lasciato in eredità una concezione della natura e del mondo fortemente condizionata da quelle situazioni luministiche che possono evidenziare profili architettonici, contorni di montagne, riverberi e bagliori inattesi.

E qui entra in gioco la scelta del tempo, dell'angolazione prescelta e la capacità di cogliere con sguardo vigile ed attento la sottile sfumatura che può fare, eccome, la differenza. La luce può, a parità di veduta, creare misteri o regalare sogni, sorrisi e quant'altro abbia la facoltà di emozionarci. Per questo il suo studio è essenziale, così come la complessa teoria delle ombre che ne è direttamente collegata.

E qui entriamo nel cuore - e nella capacità squisitamente tecnica - della pittura di questo artista riservato ed attento. Ecco, i motivi di un piacere intenso procurato dalle suggestioni riportare da situazioni di 'attesa' senza sensazionalismi o artifizi di maniera. Perché Colussi piace sempre e piace comunque. I consensi non solo della critica ma dei non addetti ai lavori (anzi, soprattutto da questi ultimi!) hanno contribuito a creare attorno al suo nome una sorta di sigillo di garanzia pressoché indiscutibile, aldilà delle singole argomentazioni legate al gusto che possono riguardare il non apprezzamento del soggetto, ovvero del vedutismo marino in quanto tale.

La sua pennellata da maestro consumato, a tratti liquida e leggera è sempre motivo d'indagine oltreché di fascino. Eppoi gli azzurrini, i pallidi turchesi che paiono quasi soffiati dal palmo della mano fino alla superficie della tela. Ho un personale ricordo di un cielo particolare che presentai due anni fa in una sua personale, guarda caso, di successo e di consenso.

E' il ricordo di un cielo terso ed altissimo interrotto da rare nuvole candide. Uno scorcio irripetibile, quei momenti intimi ed assoluti con cui un pittore vero si confronta prima o poi. Mi parve, nella suggestione, una sorta di soglia del paradiso, una specie di anticamera di un auspicabile e dolcissimo aldilà celeste che non saprei altrimenti come definire. Ne percepii l'immaterialità incantevole, l'inconsistenza onirica che fa dimenticare l'infelicità terrena. Furono istanti in cui sentii veramente il senso di quello che vedevo e che vide il pittore in presa diretta all'atto del concepimento della sua opera.

Una composizione indimenticabile, impreziosita da una cornice 'vintage' con una deliziosa doratura che pareva nata per quella tela dipinta con cuore e maestria tecnica. Perché non basta avere delle cose da dire. Bisogna anche sapere come esprimerle. Nella sua produzione recente, Colussi ha superato il crepuscolo per entrare in una dimensione per lui inusuale, quella notturna.

Ebbene, quel fascino impenetrabile è rimasto tale. Il mare, vestito di un manto quasi nero, se da una parte ci comunica sensazioni certamente diverse, dall'altra conserva in sé la sua straordinaria quiete, l'assenza del tormento e dell'imprevisto. Anche qui il nostro ha saputo cogliere il momento cristallizzandolo per sempre e, magari non volendo, per eccesso di quella riservatezza che gli è propria, sembra c'inviti a viverlo nella sua unicità proprio perché, quella condizione precisa di luce, quello scorcio, quei colori, insomma quell'attimo mai più potrà tornare tale e quale nella nostra vita. Una metafora, una verità assiomatica che deve valere per ogni umana vicenda nel rapporto col tempo, affinché ogni istante sia vissuto con la gratitudine di chi riceve un dono d'incomparabile valore. Colussi rivela, in fondo, anche questo. E noi, stupiti, rimaniamo a guardare.

2009 Giancarlo Bonomo

Pescatori
(2014) olio su tela
cm. 40x60
(ingrandibile)

 

 

Tramonti in laguna
(2014) olio su tela
cm. 40x80
(ingrandibile)

 

 

Pescatori nel golfo
(2014) olio su tela
cm. 50x70
(ingrandibile)

 

 

La sera
(2014) olio su tela
cm. 40x60
(ingrandibile)

 

 

Canal Grande a Venezia
(2014) olio su tela
cm. 40x80
(ingrandibile)

 


Notturno a Trieste
(2013) olio su tela
cm. 40x60
(ingrandibile)

 

 

Momento magico
(2015) olio su tela
cm. 60x80
(ingrandibile)

 

 

Tempesta in arrivo
(2014) olio su tela
cm. 30x50
(ingrandibile)

 

 

Tramonto in laguna
(2015) olio su tela
cm. 50x70
(ingrandibile)

 

 

Veduta di San Giorgio a Venezia
(2014) olio su tela
cm. 25x40
(ingrandibile)

 

 

Marina al tramonto
(2015) olio su tavola
cm. 25x35
(ingrandibile)

 

 

Il Ponte dell'Accademia a Venezia
(2014) olio su tela
cm. 40x50
(ingrandibile)

 

L'incanto quieto della pittura di Fabio Colussi non nasconde segreti, non si cela dietro l'arcano di procedimenti tecnici innovativi, ma fa leva, secondo canoni tradizionali, sulle suggestioni dell'immagine e del colore. I suoi paesaggi marini, le sue vedute del porto di Trieste, non mirano, come si potrebbe supporre, al vero, ma hanno l'ambizione di proporre attimi di tempo, trasformati fotogrammi di quella storia infinita che è la vita. A tal punto da non dipendere più dal contesto che li ha ispirati per divenire del tutto autosufficienti, senza alcun bisogno di pretesto o giustificazione: pittura di memoria o d'invenzione, idealistico sguardo pieno di poesia che si propone di catturare in modo particolare la luce nei momenti di più eclatante magia. Lo hanno ben compreso i visitatori delle mostre cui Colussi ha preso parte quest'anno all'estero - Barcellona, Stoccolma, Klagenfurt - dove non si sa nulla dei luoghi rappresentati e dove non ha peso alcuna compiacente agiografia o sentimentalismo. Colussi ormai da anni lavora all'interno di un mondo conchiuso ma non chiuso, sviluppa un discorso tematico preciso affidando ad ogni quadro, allo stesso tempo, l'intero suo mondo e una frazione di esso nella consapevolezza che nessun'opera, per quanto riuscita, potrà mai dire l'emozione profonda ed irripetibile che continuamente si genera e si spegne...

Claudio H. Martelli

 

 

Canale a Venezia
(2015) olio su tela
cm. 20x25
(ingrandibile)

 

 

Il mare d'estate, pigro e lento, si avvicina al molo dialogando con le barche da pesca ormeggiate, mentre le reti messe ad asciugare stanno a guardare. E' uno scenario là, sulle rive, ora con lo scorcio di Miramare sul fondo oro con la sagoma della Lanterna. Trieste ritorna nei quadri di Fabio Colussi con un sentore di salsedine che aleggia anche negli scorci urbani. Si sente il rapporto fortissimo che l'artista prova per la sua città, ma a un affetto da cronista che non ci mette il suo perché racconta cosa essa ha veramente, sapendo cogliere quella malia che trattiene i triestini come degli Ulisse incapaci di fuggire da Circe, e che così tanto ancora affascina coloro che la scoprono. Fabio Colussi unisce al grande realismo il senso del colore, con attento gioco di luci, cercando quasi la sovraesposizione per rendere il segno più sganciato dalla temporalità, proprio come se la luminosità avesse un ruolo purificatore, rendendo le vedute libere da ogni offesa del moderno, restituendo alla città la sua antica bellezza. Così Colussi nei suoi quadri con coraggiosa consapevolezza riprende la scuola pittorica triestina di fine '800 e primi '900...

Fabio Favretto

 

 

Tramonto a Trieste
(2014) olio su tela
cm. 20x30
(ingrandibile)

 

 

C'è nella nostra città un angolo di magica bellezza. E' il Bacino San Giusto, il triangolo formato dai palazzi delle rive, lo specchio di mare e la torre delle Lanterna. E c'è anche un momento per cogliere tutta la poesia di questo scorcio: l'ora del tramonto, quando il cielo si incendia. Un pittore che ha scelto di ispirarsi di preferenza alle rive triestine, nei suoi olii, è Fabio Colussi.
Si può dire che Fabio Colussi prosegua nella scia della grande pittura triestina del primo Novecento, e fu un'epoca d'oro pure se non universalmente riconosciuta in tutti i suoi meriti. Questo giovane pittore è come se avesse raccolto e fatto suo il pennello caduto di mano a Grimani, a Flumiani, per arrivare al compianto Nicola Sponza. Così nelle sue tele rivive la Trieste del passato assieme a quella di oggi e magari di sempre.

Sergio Brossi

 

 

Canale a Venezia
(2015) olio su tavola
cm. 20x25
(ingrandibile)

 

 

Tramonto a Trieste
(2012) olio su tela
cm. 40x60
(ingrandibile)

 

 

Mattinata sul mare
(2015) olio su tela
cm. 20x30
(ingrandibile)

 

 

Veduta di Trieste
(2014) olio su tela
cm. 40x80
(ingrandibile)

 

 

 

 

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