Desiderio Svara

Di lui hanno scritto numerosi critici, fra i quali: Milko Bambič, Giulio Montenero, Sergio Molesi, Claudio H.Martelli, Carlo Milic, Milko Rener, Luigi Danelutti, Ivan Sedej, Janez Mesesnel, Philippe Montjoly, Eric Hersilie, Hamid Moulferdi, Nives Marvin, Anamarija Stibilj Šajn, Jasna Merkù, Joško Vetrih, Milček Komelj, Jurij Paljk, Saša Quinzi.

 

 

 

 

 

Desiderio Svara ha cominciato ad imporsi sulla scena espositiva dipingendo soggetti marinari resi con un colore tenero e vivo e con una linea pacatamente ritmica in cui si univano il palpito sensitivo della luce di un Guidi ed il rigore geometrico della forma di un Morandi. Trasferitasi la fonte della sua ispirazione dal mare alla terra, Desiderio Svara ha per qualche tempo dipinto distesi profili di colline, ordinate sagome di casolari e di alberi con una progressiva rastremazione dell'immagine che lo portò, senza negarla del tutto, a paesaggi dell'entroterra restituiti essenzialmente con policrome bande orizzontali, ma chiaramente allusivi, nella tenera varietà del colore, al luogo, all'ora ed alla stagione. Desiderio Svara ha compiuto così il persuasivo cammino dal realismo all'astrazione ed è pervenuto finalmente ad una sintesi degli opposti, muovendosi, a livello iconologico, in una sorta di continuo andirivieni tra la certa solidità della terra e la liquida mutevolezza del cielo e del mare, che egli ha assoggettato alle certe leggi della geometria.

Sergio Molesi, 1981

 

 

 

 

 

 

Il percorso di un artista che dipinge da decenni è segnato da vari momenti che restano a testimoniare l'evolvere della sua personalità e l'affinarsi del linguaggio. Così nel guardare all'ultima produzione di Desiderio Svara dobbiamo almeno ricordare che il suo viaggio pittorico non è il frutto di un'improvvisa scoperta o l'adesione a moduli linguistici altrui, ma il punto di arrivo di una strada che ha attraversato postimpressionismo ed espressionismo e che lo ha visto attento alle forme e ai volumi secondo canoni di derivazione postcubista. Una volta posseduta la chiave per un preciso controllo dello spazio, egli ha iniziato ad abbandonare gli immediati riferimenti alla realtà figurale per una dilatazione degli stessi sempre più marcata in un tentativo di liberazione da costrizioni formali, in direzione opposta alla pittura gestuale o segnica. A questa prima fase, in passaggi costanti e in crescente maturazione, le ampie e nebbiose campiture attorno al permanere dei nuclei figurali hanno lasciato il posto a superfici di colore luminoso e vibrante, che assume in sé il valore di una pittura di assoluta purezza e poesia. Paradossalmente è giunto per l'artista il tempo di affidare alla luce il compito di cantare non le cose, ma, con un salto di qualità, l'esenza stessa delle cose, i sentimenti ed i ricordi, per cogliere ciò che di essi rimane nel tempo, il loro preciso, immutabile valore. I suoi "Paesaggi dell'anima" sono opere di grande delicatezza, tonali e seriali come una musica che nasce da lontano e viene ad evocare ciò che è stato e, forse ed ancor più, ciò che sarà. Una pittura di altissimo valore creativo ed evoca, un cammino di purificazione e di liberazione non solo linguistica ma soprattutto spirituale che resta, al momento, un fatto del tutto originale nel panorama contemporaneo delle arti giuliane.

Claudio H. Martelli, 2000

 

 

 

 

 

 

... siamo ora alle opere recenti, alle opere esposte in questa mostra. L’infinito, che aveva corrispettivo negli spazi illimitati del mare, ora è assoluto della pittura, monocromo estensibile oltre ogni confine, al di là della cornice, il paesaggio naturale era stato il motore dei rivolgimenti stilistici, adesso è la generatrice di episodi particolari, diviene rappresentazione di se stessa, concentrazione di un volere materializzato nei punti di rottura del velo del tempio, dove maggiore è l’ansia dello sguardo, che vorrebbe ritrovare la terra al di là degli spazi infiniti dell’ arte. Il fattore volontaristico è il segno dell’ uomo, è la firma dell’artista, è il limite al fluire indifferenziato del sentimento. Sono gli illusori sollevamenti del supporto, o i lievi infossamenti, o le brevi lacerazioni, nel magma di una liricità pulitissima e tesa. Sono insorgenze di un tentativo di superamento della singola arte, per cui la pittura si sposta verso la scultura e la scultura esce da sé, rifiutando la corporeità che ne è il fondamento. Le proposte cosi avanzate si pongono alla convergenza di due linee genealogiche. L’una discende dallo spazialismo di Fontana, dal quale sono nate le coniugazioni di introflessioni ed estroflessioni del supporto in artisti quali Enrico Castellani ed Agostino Bonalumi. Sull’altra sponda si pongono le istanze verso l’ assoluto della realtà pittorica avanzata da Josef Albers e da molti pittori del monocromo, specie americani, come Mark Rothko e Barnett Newman. Švara si pone al lato di tali insigni precedenti. Più modesto, ma non senza un un certo qual filino d’orgoglio. La modestia è nel ricondurre quelle avventure - che travolgendo supporto e colorazione dei quadri, sconvolsero dalle fondamenta ciò che la pittura era stata in precedenza - a un paesaggio rappresentabile - a volte persino albe e tramonti di cosmi fantascientifici- per cui i grandi eventi della storia pittorica nella seconda metà del Novecento sembrano episodi di racconti visivi immaginari, L’ orgoglio viene dalla fiducia di poter ricuperare frasi, parole, sillabe, lettere, dalle glorie di ieri, cosi da farne materia prima per una possibile ricostruzione dell’ universo – come direbbero i futuristi – di un universo nostro, dove la volontà di lavoro non venga scoraggiata dallo spreco, con cui i nuovi ricchi manifestano il loro strapotere, dove i nostri desideri migliori non siano derisi dai furbi.

Giulio Montenero, 2002

 

 

 

 

 

 

Con il ciclo delle marine Deziderij Švara ritorna alle proprie origini pittoriche, che riscopre e interpreta, infondendo loro nuovo significato. Il pittore ha firmato le sue prime opere mature agli inizi degli anni Settanta del Novecento. Dopo esserci cimentato con vari soggetti, dal paesaggio alla natura morta, dai nudi al ritratto, si fermò sulla riva del mare. Inizialmente era attratto dagli episodi della vita dei pescatori, che affrontò con un approccio essenzialmente realistico, per accorgersi ben presto che sua pittura attinge si linfa dai motivi reali, ma che li può al contempo trascendere. Nel volgere lo sguardo verso il mare Švara non era sollecitato dagli impressionistici riverberi di luce e nemmeno da una pittura romanticamente maestosa. La sua indole contemplativa si appagava nelle giornate di bonaccia, quando il sole del mezzogiorno consuma le ombre e le case, i promontori e le barche ferme si specchiano nella superficie immobile e cristallizzata del mare. Il mondo e la sua proiezione venivano catturati in coordinate assiali nelle quali il pittore poteva inserire tessere di colore, a formare armoniche filiere tonali di tinte pure. Švara ha cosi maturato un proprio linguaggio pittorico, che gli ha pernesso negli anni successivi di seguire la propria ispirazione interiore e di confrontarsi con le prove, che la vita non gli ha risparmiato. Ora che il pittore è approdato al suo tardo periodo creativo e si pone nuovamente di fronte al mare, notiamo che le campiture delineate ed definite del colore si sono sciolte in un unico accordo lirico, che risuona con la dolcezza di una memoria purificata e riappacificata. Il mondo visibile, reale è in parte ancora riconoscibile, ma la percezione della sua esistenza non è meno presuasiva dalla percezione del mondo spirituale, assoluto, velato solamente da quel colore teso, che copre come un velo la superficie della tela.

Saša Quinzi, 2012

 

Timone
linografia, cm. 40x30 (1980)
(ingrandibile)

 

 

Anse noire
tecnica mista, cm. 90x70 (1987)
(ingrandibile)

 

 

Entre les îles
acrilico su rilievo, cm. 70x70 (1986)
(ingrandibile)

 

 

L’ultimo totem
tecnica mista, cm. 100x70 (1990)
(ingrandibile)

 

 

Saline
olio su tela, cm. 70x90 (1996)
(ingrandibile)

 

 

Sommaco sul Carso
olio su tela, cm. 100x100 (1998)
(ingrandibile)

 


Fuga
olio su tela, cm. 80x80 (1999)
(ingrandibile)

 

 

Gabbiani
olio su tela, cm. 100x100 (2001)
(ingrandibile)

 

 

Separazione
olio su tela, cm. 90x100 (2001)
(ingrandibile)

 

 

Sera
olio su tela, cm. 100x90 (2003)
(ingrandibile)

 

L'intera opera pittorica di Deziderij Svara comprese le creazioni degli ultimi 5 anni, colloca l'autore nella tradizione paesaggistica slovena e più precisamente nella cerchia di pittori del Litorale. La pluridecennale ricerca attiva del mezzo pittorico, i molteplici viaggi ed i prolungati soggiorni nei luoghi esotici come pure la conoscenza di cultura diverse, gli hanno dato la conferma cosciente della scelta di raffigurare l'ambiente natio con le sue peculiarità che da sempre hanno stimolato la creatività artistica. Svara è immune dai condizionamenti delle numerose tendenze e alla possibilità offerte dalle tecniche contemporanee: la creatività gli è necessaria e al contempo voluta, perché con lei esprime i sentimenti, i ricordi, i sensi, le esperienze vissute e le relative associazioni. Le tele di Deziderij Svara sono appunto ricolme di atmosfere colorate. Sono gli stati di intima trasformazione e di sublimazione dell'autore avvolti nei veli aerei, dove i confini fra il concreto e l'astratto si confondono, stemperandosi tra il noto e l'ingoto. La poetica caratterizzante dell'intera opera di Deziderij Svara, nei contenuti e nei motivi, è legata al Litorale e più concretamente al Carso, mentre formalmente e figurativamente è tesa all'unificazione figurale ed alla purezza interpretativa, dove vengono accentuate le funzioni dello spazio infinito e delle atmosfere luminose. Le composizioni ordinate delle superfici, soprattutto quelle della metà degli anni '90, sono ormai lontane dalle raffigurazioni quasi monocromatiche dell'anno scorso. L'impostazione razionale dello schema geometrico, peraltro già presente nelle opere di altri pittori del Litorale, associata all'ortografia del paesaggio e alle valenze coloristiche dei caldi rossi, aranciati, gialli, freddi blu ed altri, interpreta in modo vissuto e visivo l'atmosfera incandescente, definita dalle particolari condizioni fra il giorno e la notte, fra l'inverno e la primavera, fra l'estate e l'autunno. Sottolinea praticolarmente le provocazioni stimolanti delle condizioni naturali, degli elementi basilari e dei loro specifici effetti: l'infinita fusione fra il cielo e il mare, i mutamenti degli orizzonti solari e delle primordiali simbiosi con la vegetazione mediterranea e quindi delle manifestazioni più elementari e vitali che, nonostante i grossolani interventi umani, sfidano l'autore ed il tempo. E cos'è di più eccitante per l'attento osservatore che il rivivere questo nobili elementi primordiali ai quali, occasionalmente, viene aggiunta anche qualche antica silhouette d'insediamento carsico? L'ambiente dove l'autore vive e lavora è creativamente fecondo e lo spinge costantemente verso nuove interpretazioni e riflessioni sui rapporti universali fra l'uomo e la natura. Svara è il pittore dei sentimenti coloristici e cantore della raffigurazione paesaggistica. E' appunto un originale interprete e documentarista di un dato luogo e tempo, tuttavia libero da concreti condizionamenti figurativi. Egli fonde l'insieme in superfici monocrome, coloristicamente unificate, mitigate e ammorbidite nella loro pura essenza che rivive nella sua elementarietà e nell'indentificazione con il colore stesso, inteso quale principale elemento costruttivo ed espressivo. Le tele dell'anno scorso sono simili a veli di colore, formati prevalentemente da raffinate sfumature di uno stesso colore in modo da annullare i confini fra l'acqua, l'aria, la terra ed il fuoco, fra il visibile e l'infinito, fra il vicino ed il lontano, fra il noto e l'ignoto, sebbene il tutto sia contemporaneamente presente. Mentre la raffigurazione rimane sostanzialmente immutata, le atmosfere ambientali luminose e trasparenti, conservano la loro serena bellezza e basilarità rispetto all'infinito e all'indistruttibile. La carica energetica, nonostante la purificata sintesi del motivo, rivive nella sua monumentalità e spazialità, identificandosi con l'intimità del vissuto sentimentale, provocando una diretta immedesimazione nel dipinto. La creazione di Deziderij Svara è ponderata e ricercata nell'espressione pittorica. Fonde armoniosamente ed esteticamente tutti gli elementi entro i quali il ruolo maggiore hanno i colori, che sono anche il più importante riflesso e protagonista delle sue riflessioni, del suo carattere e dell'accettazione della vita.

Nives Marvin, 2001

 

 

 

La pittura di Deziderij Švara è l’epopea della vita: sincera, immediata ed intimistica. L' espressione autobiografica dell' autore si cela nel magma cromatico, nell' inebriante luminosità, negli elementi narrativi, nelle campiture ed è insita nello spazio stesso della superfice pittorica, i soggetti a cui s'ispira sono meri impulsi per esprimere il vissuto più intimo, le sensazioni, per scrivere pensieri, per aprire gli stati dell' essere, che si trasformano in portatori di espressioni personali e cosi la narrazione si colloca in secondo piano. L' opera intera viene permeata dalla ricchezza dei significati simbolici: quelli dell' autore, soggettivi e quegli altri, comuni, ora solo indirettamente presenti, e poi del tutto chiari, rivelati, obiettivizzati in un linguaggio segnico codificato. La pittura di Deziderij Švara si sta trasformando ed ha compiuto una vera e propria evoluzione, ma gli indirizzi principali son rimasti immutati. In essi si esplica l' intimo legame dell' autore ad ateporre la delicatezza, gli stati sottili, sino ad instaurare accordi armonici e a desiderare di entrare nella dimensione spaziale attraverso il desiderio di creare. Si, sono proprio questi gli elementi che sottolineano nelle opere del pittore la valenza simbolica e come tali incidono in modo decisivo e divengono i portatori del messaggio intrinseco del motivo. Sin dagli albori più remoti della sua coscienza Švara ricorda la visione del mare che hain seguito trasposto sulle telle in diverse varianti. In quest caso come istante della notte, del mattino, del giorno e della sera. Tutte vengono accomunate dell' orizzonte sul mare e ad alcuni stilizzati e ridotti all' essenziale delle vedute scelte. L' autore li articola in tratti bianchi di colore e in una forma semplificata della sfera solare situata con ponderazione sulla superficie pittorica contribuendo a rendere la composizione aperta e placata. L' orizzonte diviene al contempo linea di separazione che dalla superficie dell' acqua conduce ad orizzonti dello spirito, Un istantaneo dettaglio di un circuito temporale naturale incide in modo determinante sull' interpretazione chiarificata dall' atmosfera cromatica. L' immagine esteriore non viene definita puramente su basi coloristiche, ma assieme ad essa si rivela e proietta anche il senso spirituale interiore del pittore. L' immagina si trasforma cosi in un insieme di accordi armonici. Ottimo colorista diventa in questo caso asceta nell' uso del colore in quanto nella sua ridondanza verrebbe a marcare la profondità del contenuto, tuttavia la sua affinità ed acuta sensazione edonistica del colore si rivela nei ricchi passaggi tonali e digradanti nella ricerca di denominatori primari, in formazioni minimalistiche il pittore viaggia verso la luce che si trova là ora. La rincorre in modo simile come era conosciuto e veniva adoperato nel periodo della pittura barocca. E con essa passa dalle sfere del reale in uno spazio infinito ampio ed esteso dell' immaginario e mistico. Il pittore sente nuovamente il ricciamo della madre Terra. Atestimoniarlo son o i dipinti che vengono plasmati con l' ausilio di pigmenti colorati assieme alla matericità della terra. Questi in realtà non è materiale dalle connotazioni pittoriche, ma tuttavia diviene portatore di espressione dell' autore. Nel suo seno viene posto il seme dell' idea dell' artista, in essa ricerca la manifestazione delle screpolature della terra carsica riarsa dalla siccità , concepita in circolo viene associata alle doline, ma parla chiaramente del valore simbolico di questo elementare tratto segnico il che ci riporta ad illusioni semantiche al bing bang, a qualcosa di divino, alla forza, soprattutto all' origine, alla fonte della vita. Oltre a ciò è presente anche la logica del movimento il divenire e morire in un modo del tutto narrativo. Lo spazio pittorico si tramuta in questo ciclo d' opere dalla profondità alla superficie, dall' eccentuata strutturalità, ricco di fratture, leggiadro al livello tattile, con i suoi pori e fenditure, ma al contempo rivelato nella struttura interiore. 2. Anche il terzo gruppo di opere, denominato Segni, allude alla ricerca delle radici, ma mentre l' artista risucchia la loro linfa vitale, richiama in modo ancor più incisivo il simbolismo che rappresenta una delle sue più recenti priorità creative attraverso le quali si collega in modo esplicito al mondo spirituale. Si aggancia alla memoria storica, si riferisce a fondamenta culturali, come riprova della nostra presenza, al contempo i caratteri glagolitici gli offrono spunti di problemi grafici che diventano provocazioni nel campo della grafica. Come se Deziderij Švara dipingesse un unico quadro della vita. In esso rappresenta la sua immagine, ma non con una sola, ma attraverso un corpus d’opere ricco, nel quale le immagini si susseguono come inquadrature di una pellicola cinematografica in cui si ricompone l’ insieme. Un tutt’uno di ricerca, costruzione, completamento e maturazione. Creativamente passeggia dal mare alla terra e da li sino al segno. Eppure tende allo spirito. Perciò risultano tali pure i suoi segni del tempo, di quello che viene rivisitato o vissuto ed in seguito trasposto nella narrazione visiva. Metafore e simboli danno forza alla sua pittura e trascendono i motivi per ingrandire il messaggio.

Anamarija Stibilj Šajn, 2006

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